Villozza 41
Kapuziner 37
Religio 36
Pomata Arnica 32
Diego Nargiso 31
Villado’h 29
The Crow 28
Girardengo 21
Occhio alla Pesa 19
Crampetto 18
Saranno Sarone 15
Long Playing 12
La Livenza 9
Muffa Verde 8
Il Campionato: Csi serie B
Continua il solitario del Villozza che vince solo perché gioca in casa alla domenica mattina, mentre gli avversari o dormono ancora o sono ancora sbronzi dal sabato sera. Bagarre dietro la capolista per accaparrarsi un posto champions: 6 squadre in 10 punti con molti recuperi ancora da giuocare. Il campionato della sfiga, del calcio che non conta, del materiale umano-atletico scadente inizia con i 21 punti del Girardengo e finisce con la Via Verdi (8), anch’essa solitaria all’ultimo posto. Neanche il Sassuolo, nemmeno la Juve Stabia.
Analisi semiseria della Via Verdi.
1) Non si può prescindere dal fatto che la squadra in estate è stata costruita sull’idea che se le partite iniziano da 0-0 è anche possibile finirle in tal modo. Ma una squadra costruita per pareggiare non si può permettere di regalare tanti gol. Papere, lisci, buchi, autogol, rigori contro. In queste ultime giornate ne abbiamo viste di tutti i colori e mai, dico mai, un episodio a favore.
2) La rosa è quella che è, ma a questo dobbiamo aggiungere gli infortuni e una condizione precaria. La sosta invernale con annesso diluvio universale ha definitivamente affossato la già deficitaria condizione atletica dei Verdi di Fiume. Alla sosta, in dicembre, la squadra sembrava reggere l’urto degli avversari sul piano atletico e qualche risultato stava maturando. Gli oltre due mesi di digiuno dalle corse ha portato la maggior parte della rosa a perdere il passo di gara che non è mai stato ritrovato. Ciò è dovuto a molti elementi concomitanti: a) ripresa tardiva degli allenamenti. b) l’imprevista stagione monsonica che ha colpito il FVG tra gennaio e febbraio. c) mancanza di partecipazione agli allenamenti. d) defezioni irrimediabili nella plantilla (Sforzin, Vaccher, Alba, Coghetto, Ragagnin, Shkurti, Babuin, Morson, Gaither) e) a causa del punto c, gli allenamenti per i superstiti sono stati blandi e la resistenza in campo si vede. f) Coloro che hanno tecnica, temperamento e numeri per mettersi la squadra sulle spalle non hanno il carattere per farlo (o la necessaria visione di gioco). g) un generale disinteresse per le vicende societarie e per l’andamento del campionato. Chiaro che non si possa pretendere da tutti lo stesso impegno e dedizione ma se avessimo la metà dell’entusiasmo di Checco Siddi, le cose andrebbero senz’altro meglio.
3) Il cuore della discussione. Ovvero la mancanza di comunicazione all’interno dello spogliatoio, che è connessa a una delle maggiori problematiche all’interno della Via Verdi. Per disposizione psicologica personale sono propenso a vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto, ma ciò non mi impedisce obiettività e imparzialità. Di conseguenza queste argomentazioni non hanno me come oggetto, ma solo come soggetto che le pone all’attenzione della squadra. Abbiamo 8 (otto) punti. Frutto di due vittorie e due pareggi, tutti ottenuti tra ottobre e novembre. Ciò significa che non vinciamo una partita da mesi, anzi, che non facciamo nemmeno un punto da mesi. Giustamente il tecnico Toffolon sentenzia che senza agonismo e garra non si vince. Ma è solo questo il problema? Al di là delle defezioni per infortunio e oltre i limiti tecnico-atletici, possibile che la caduta libera non abbia freni? Una delle maggiori difficoltà riscontrate nella stagione passata è stata come e dove posizionare i giocatori sullo scacchiere. Un po’ perché gran parte della squadra non ha mai giocato a calcio e non conosce nemmeno i movimenti basilari; ma credo che questo sia un falso problema. E’ vero che le sbadataggini in campo sono causa di grosse sofferenze difensive, ma perché allora non allenare specificatamente i reparti? Toffolon ha giustamente notato che in campo non sappiamo che fare né con il pallone né con gli spazi e ha re-iniziato dall’abc del calcio: stop, passaggio, uno-due, triangolazione, inserimento. Ma a che serve se poi in partita ripetiamo ciclicamente gli stessi errori e le stesse prestazioni? Che cosa serve giocare a due-tre tocchi se poi in partita si tiene il pallone quando non si deve tenere, si passa quando non si dovrebbe passare e si sparacchia lungo quando nessuno sa aggredire la profondità? Mr T lo ripete in continuazione, eppure a mio modo di vedere nessuno di noi sa quando applicare in campo ciò che ha provato in allenamento. La difesa è intenta a chiudere e spazzare, il centrocampo poco muscolare non regge mai l’urto degli avversari anche quando sono in inferiorità numerica. Per non parlare dell’attacco asfittico (il peggiore della lega) che non è mai messo nelle condizioni di fare una giocata pulita. Ha ragione Vigo quando dice che il grosso del problema è la tenuta atletica ma a quella si deve e si può ovviare stando bene in campo. Visti da fuori sembriamo una barca in balia della tempesta: ci imbarchiamo ogni volta che il pallone cambia lato: come i pulcini che inseguono solo la palla. Questo non ha nulla a che vedere con l’agonismo, con il temperamento o altro. E’ un problema di testa o, per meglio dire, è un problema che non sappiamo proprio cosa fare in campo. C’è un’anarchia generale e individuale che impedisce qualsiasi tipo di giocata al di là della tecnica e dell’agonismo. In più mi chiedo: se gli uomini di peso, ossia quelli che non hanno timore di andare in contrasto con l’avversario sono pochi, è possibile produrre un calcio di quel tipo?
4) Ciò conduce all’ultimo punto: la gestione della rosa. Premetto che gli esempi che poterò non hanno alcun intento critico; non c’è nulla di personale e le scelte dell’allenatore non si discutono. Aggiungo che personalmente non ci tengo né alla titolarità, né a giocare anche un solo minuto se la mia condizione è quella degli ultimi mesi: è solo una constatazione dei fatti. Abbiamo 8 (otto) punti, siamo ultimi in solitaria con il peggior attacco e la terza peggior difesa e la rosa è ristretta diciamo a 16 giocatori. Alcuni giocatori come Krasilnikov giocano sempre non solo perché se lo meritano, in quanto sempre presente agli allenamenti, ma anche perché non hanno ricambi che possano surrogarne le caratteristiche. Ovvio ci siano dei ‘preferiti’ dell’allenatore perché storicamente legati alla ViaVerdi e perché incarnano quel tipo di gioco d’altri tempi che il campionato amatori impone. Pur tuttavia ciò ha prodotto 8 (otto) punti. Questo non significa addossare la croce all’ossatura storica della squadra, ma se i risultati sono così scadenti perché non cercare nuove soluzioni e nuovi obiettivi come divertirsi? Quello che trovo davvero deleterio sia per lo spogliatoio sia per lo spirito di squadra è che non ci si diverte a giocare a calcio. In campo si sentono solo urla, rimproveri, corri di qua, insegui di là, errori individuali stigmatizzati da sostituzioni punitive. Comprendo che quando l’ossigeno arriva rarefatto al cervello non si possa essere lucidi nella visione di gioco ma perché sottolinearlo? E’ giusto che uno come Ferdinand Shkurti, nonostante sia un caro ragazzo, sia titolare dopo due allenamenti e tre mesi e mezzo di assenza senza giustificazione? E’ giusto che Samuel, appena arrivato a rimpinguare la rosa (a proposito: benvenuto), abbia giocato TUTTE le gare da titolare soltanto perché presenta quel carattere muscolare che sembra mancare alla Via Verdi? E’ giusto o naturale che chi arriva tardi (magari anche tra primo e secondo tempo) sia immediatamente catapultato in campo anche senza riscaldamento (come capitato a Denis Mior a Sarone?) e che uno come Lo Coco, da anni alla Via Verdi, si faccia due-tre partite come guardalinee pur essendosi presentato a quasi tutti gli allenamenti anche sotto il diluvio universale nella palude del Dei Pioppi? E’ giusto che Del Col non abbia praticamente mai giocato titolare o gli siano riservati pochi minuti a partita? Comprendo che l’impegno vada premiato e l’assenteismo punito come nel caso di Tonino, ma questo è un malcostume diffuso impossibile da non notare. Si tratta di rispetto per le persone che hanno aderito a una società amatoriale, che non pretendono di giocare ma che si divertirebbero di più se lo facessero. Perché viene lasciato così poco spazio a Mauro Bergamasco quando l’unica altra opzione a disposizione è Vigo che, povero, non può accollarsi tutto l’onere dell’attacco da solo? Poi non ci si chieda perché è così difficile riuscire a mettere su una squadra.
Su 17 partite abbiamo fatto risultato in 4 occasioni. La percentuale è presto fatta: le chance che la Via Verdi centri un risultato utile sono attualmente del 23% (e di risultati utili ce n’è due su tre), mentre le possibilità di sconfitta sono del 77%. Ok, sono percentuali dinamiche, ma questa è la realtà. E allora perché non ruotare i giocatori? Perché, usando parole poco consone, non facciamo sentire tutti utili al centro del progetto? Credo che recuperare certo spirito sia più fondamentale che centrare una vittoria. L’entusiasmo non viene solo dai risultati, ma dal sentirsi tutti impegnati, dal remare tutti in una stessa direzione. Quello che mi domando è: dopo un’annata del genere (ed è già la terza consecutiva per la Via Verdi) chi glielo fa fare ai non titolari o a quelli messi in disparte di impegnarsi per un’altra stagione se stanno in panchina in una squadra ultima in classifica? Sarebbe mortificante per chiunque. Senza contare l’inutilità della propria posizione individuale vedendosi scavalcati e non essendoci una vera meritocrazia in materia. Io non posso credere che sia ansia di vittoria o desiderio di disporre la miglior formazione possibile sulla carta, semplicemente perché una migliore formazione possibile non c’è in una squadra che ha vinto due volte (e pensate a come abbiamo vinto). E non voglio nemmeno pensare che ci possa essere l’ombra di un clientelismo senatoriale dietro. Sebbene sia convinto che chi ha portato la Via Verdi nel cuore e nei polmoni per tanti anni abbia un diritto di prelazione (ma più che diritto parlerei di essenza stessa della società), la questione non può essere debellata con superficialità. Io sarei ben felice di fare il guardalinee se ciò significasse vedere in campo Lo Coco o chi per lui. Non è detto che tutti la debbano pensare come il sottoscritto (intendo la storia del guardalinee) ma recuperare un po’ di spirito di squadra è argomento cogente. Visto e considerato che i risultati non solo non arriveranno ma che è persino inutile perdere le staffe per questo motivo, perché non proviamo altre alchimie? Perché se si perde l’entusiasmo, si perde il gruppo e se si perde il gruppo alcune belle realtà esistenti da più di 4 lustri rischiano di scomparire. E sarebbe un peccato.
Lascio il lunghissimo commento con le sagge parole di Alessandro Lo Coco dopo la batosta di lunedì:- Rispetto a una volta non ci si diverte più -. Ed è una sensazione ancora più amara della sconfitta.