Verdi d’acqua dolce

Roberto Andriani a terra, soccorso da un suo compagno, dopo un terribile scontro a fuoco

Niente da fare. Nemmeno la buona volontà è stata foriera di un risultato positivo. Quando una squadra offre una prestazione generosa ma viene sonoramente punita, solitamente, fa la fine del Pescara. Mezzo passo avanti sul piano del carattere e mezzo passo avanti su quello del gioco, ma lo score è di metallo pesante: 0-3 in casa.

La Freddacronaca
C’è una certa morbidezza difensiva nei Verdi di Fiume che le altre squadre non hanno, parola di scout. Quando non più tardi dell’altro ieri scrivevo su ‘La Sizza’ che l’unico giocatore da temere dello Sporting Frosci era il loro numero 9, Triadantasio, che più che un giocatore sembrava un prodotto caseario, intendevo l’esatto opposto di ‘facciamogli fare una doppietta nei primi venti minuti’. E’ un giocatore tecnico e veloce, ma è anche alto un metro e venti e solo con lo spostamento di pressione atmosferica provocato dal battito d’ali di Krasilnikov, avremmo dovuto spazzarlo via. Teoricamente la seconda da titular del talismano Lo Coco, era un tentativo di creare un centrocampo asimmetrico e offrire più copertura alla solita difesa a 3 che, a parer personale, è esperimento da archiviare. Non tanto per il modulo in sé, che trovo convincente, quanto perché mancano gli interpreti adatti. Non abbiamo difensori atti a marcare a uomo, eccetto il già citato Krasilnikov, ieri capitano. Mister Toffolon dice bene che il centrocampo non si muove con i tempi giusti e si aprono voragini ora a destra, ora a sinistra, ora al centro, ma nei primi due gol, che poi hanno inciso sull’andamento del match, la marcatura generosamente a maglie larghe ha permesso all’acaro atomico di girarsi in area e trafiggere l’incolpevole Onori. Non è un errore di posizionamento, non è un errore tecnico: per fare i marcatori della difesa a tre, bisogna avere la predisposizione all’anticipo e alla presenza asfissiante. Andriani a centrocampo, complice uno scontro di gioco violentissimo, fortunatamente risoltosi con un grosso spavento, è rimasto un po’ ai margini della manovra. La linea dei tre cc è sempre troppo a ridosso della difesa, sia nei rilanci del nostro portiere, sia nella presenza fisica nella metà campo avversaria. Il sottoscritto ieri ha giocato nella posizione che predilige, a svariare su tutto il fronte d’attacco. E per la prima volta quest’anno mi sono sentito parte di un progetto calcistico. Certo ancora un’infinità di errori e palle perse, ma anche qualche discreto spunto e buona volontà. Giocare là davanti è una dannazione. A fine primo tempo Vaccher, Bergamasco ed io avevamo bisogno della tenda ad ossigeno ma qualche cosa abbiamo creato. Il rientro da titolare di Andrea Pascuttini, sulla fascia destra, è stato positivo ma deve ancora trovare il ritmo partita. Bene Giovannino Vaccher, nonostante  lui non abbia i movimenti dell’uomo di fascia e si sia mangiato il gol che, ad inizio ripresa, poteva riaprire il match. Rivedibile Luca ‘Il Ruvigne’ Ragogna che con i mezzi che ha potrebbe spaccare il campionato CSI ed è invece più intento a cambiarsi continuamente di ruolo in campo. Il suo limite è esclusivamente mentale: quando capirà che (visti i risultati e la sua presenza fissa da titolare) da solo non riesce a fare la differenza e che ciò non è un problema di ruolo, ma di singolarità, allora la ViaVerdi avrà acquistato un grande giocatore. Ognuno in una squadra vale uno e solo la somma tra loro di queste singolarità può contare come addizione rilevante. Nessuno è più bravo, nessuno è migliore. Contano solo la fiducia reciproca e mettere tutte le proprie energie al servizio di uno scopo che si raggiunge in cordata. Questo è il concetto di squadra, sennò rimane sempre il calcio a 5 o la scherma.

Quest’anno è bello perché, nonostante le sconfitte, c’è spazio per tutti. Personalmente sarei contento anche se rimanessi in panchina (tanto ad inizio ripresa ci vado comunque) per lasciar il posto a chi gioca o ha giocato meno. Ma che la presenza e la costanza vengano premiate è un inno allo sport e al comunitarismo.
Mi si permetta un conclusivo j’accuse: io sono ottimista. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e cerco di infondere positività a tutti, sia in campo che fuori. Per me gli errori individuali non esistono, i limiti tecnici non esistono, le sconfitte non esistono. Ma che a metà campionato si sia già a ranghi ridotti, con continue defezioni e che mister Toffolon sia costretto a ridisegnare continuamente l’assetto strutturale, è un motivo additivo a queste debacle senza fine.

Hombre vertical: Giovannino Vaccher (per la voglia), Mauro Bergamasco (perché è un toro da corrida quando vuole).

Aupa Verde